Team Sky, Froome vuole il quinto Tour e sugli insulti in corsa ammette: “Non ho mai avuto paura, ma perché è tollerato?”

Tre settimane dopo il sogno svanito di conquistare la doppietta Giro-Tour, Chris Froome è tornato a parlare. Intervistato dai belgi di Sporza, la stella del Team Sky si è confidato riguardo a quanto successo negli ultimi mesi, sulle ambizioni future riguardanti il Tour de France e sulla girandola di emozioni che ha vissuto nel corso dell’ultimo anno, condito anche dalla nascita del suo secondo figlio lo scorso 31 luglio. Nonostante le difficoltà dovute al caso salbutamolo non si è però mai perso d’animo, però vorrebbe che gli organi preposti facessero qualcosa per evitare le ingerenze da parte del pubblico in corsa che ha dovuto sopportare quest’anno.

“Se le gambe me lo permetteranno, vorrei correre ancora quattro o cinque anni – confessa – Mi sento ancora giovane per il ciclismo. Imparo e miglioro ogni anno, voglio ancora provare diverse cose. Potendo continuare, vorrei vincere il Tour de France una quinta volta“. Fissa quindi la propria ambizione, una cosa per cui vuole “lavorare ancora” e che vuole “fare prima della fine della carriera”. Gli piacerebbe quindi fare parte “del gruppo ristretto dei campioni con cinque vittorie”, facendo di questo il suo “più grande obiettivo”.

L’ultimo anno è stato un’altalena di emozioni, dalle vittorie a Tour e Vuelta, al caso salbutamolo, al successo al Giro d’Italia 2018: “Ho dovuto sopportare molto in questi ultimi mesi. È stato particolarmente difficile ma, se mi guardo indietro, lo ritengo per lo più un buon periodo. La serie dei Grandi Giri è stata incredibile, avrei firmato per tutti questi risultati. Il successo più memorabile è senza dubbio quello del Giro, a causa della caduta prima dell’inizio non sono stato bene per dieci giorni. Alla fine però mi sono ripreso e la tappa sul Finestre è stata ideale per provare qualcosa. Da ciclismo di altri tempi, sono rimasto sorpreso dal fatto che si andato tutto bene”.

L’ultimo Tour de France non è stato molto facile per lui, finito nel mirino del pubblico a causa del caso salbutamolo: “Ci vuole ben altro per farmi arrabbiare – ammette – ma posso comunque comprendere queste reazioni, queste persone sono state fomentate da tutto quello che era comparso sulla stampa. Non ho mai avuto paura, non penso che rappresentino davvero la Francia. È una minoranza che si comporta così, amo lo stesso questo paese in cui abito anche.”.

Il britannico si lascia infine andare a una riflessione riguardo al trattamento ricevuto dai tifosi durante il Tour, tra insulti, sputi e quant’altro: “Si può fare di più per far capire che non possiamo tollerare certe cose. Se entri in un campo da calcio e spingi un giocatore, finisci in prigione. Perché è tollerato nel ciclismo?”. In tal senso, almeno la direzione del Tour sembrerebbe intenzionata a voler cautelare i corridori in futuro.

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